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Sono iscritto da molti anni a diversi gruppi di discussione dei LUG italiani. La maggior parte è ormai silente, ma alcuni mantengono ancora un po' di attività. Da uno di questi mi è recentemente arrivato un messaggio che ha catturato la mia attenzione; non tanto per il contenuto ne per l'argomento della discussione quanto per la firma in calce.
Un logo di Facebook modificato ad arte ricordava ai destinatari che l'utente non desiderava essere cercato sui social network di Meta (Facebook appunto ma anche Whatsapp). Fin qui tutto lineare nel senso che è abitudine controversa ma comune di molte società del web di creare profili ombra di utenti non iscritti utilizzando proprio i dati immessi in buona fede da altri utenti. Non so dire se la richiesta sottintendesse realmente questo tema o se era una semplice manifestazione di ostilità verso Meta ed i suoi servizi. Tuttavia mi piace pensare che ci fosse questo livello di confidenza con il tema.
La stessa firma però riportava in evidenza anche l'indirizzo email del mittente secondo un uso molto comune ma anche abbastanza superfluo. Da una persona così attenta alle questioni della privacy, ti aspetteresti come minimo un indirizzo Proton o Tutanota o, ancora meglio, un indirizzo autonomo su dominio. Ed invece no, solo un banalissimo @gmail.com, ovvero la scelta più banale ed allo stesso tempo incoerente che si possa immaginare.
Un utente attento alla privacy al punto da chiedere alle persone di non cercarlo sui social di Meta poi però non si fa problemi ad usare un servizio che analizza la corrispondenza e ne fa strumento di profilazione avanzata. Di più, lo stesso utente ossessionato da Meta, non si fa problemi a cedere a Google anche le informazioni dei suoi corrispondenti, con quello stesso problema di profili ombra di cui si accennato, amplificato a dismisura dalla natura privata e confidenziale della corrispondenza.
La privacy online è un tema complesso ed ognuno di noi accetta dei compromessi valutando vantaggi e svantaggi della cessione di propri dati personali. Non è mia intenzione quindi fare discorsi moralistici o ideologici su questo tema. Ciò che mi sorprende è la polarizzazione di tanti utenti che ragionano secondo logiche binarie e dividono il mondo in buoni e cattivi. Utenti accecati da una serie di pregiudizi che, come da antica parabola, li portano a scandagliare le pagliuzze negli occhi altrui ma ad ignorare le travi nei propri.
La privacy non come dato oggettivo ma come percezione.