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20230630 Tutti mentono... (anche su Internet)

Prima che diventasse un cult, prima che la lunga serialità esasperasse personaggi e contesti, prima di diventare punta di diamante nei mitologici palinsesti autunnali, prima di traslocare sulla rete ammiraglia, prima di tutto ciò c'è stata l'estate del 2005. Una di quelle estati italiane in cui la già deprimente vita di provincia perde persino il supporto della televisione generalista; i canali si riempiono di repliche, film impresentabili ed ogni altro genere di immondizia; ed al più ci si rifugia nel cono gelato da mangiare passeggiando lungo il corso. In quella estate dunque si diceva, Italia 1 manda in onda in prima visione le storie di un medico dal carattere scontroso, dai modi scorretti, incapace di relazionarsi con il mondo; ed allo stesso tempo eccezionalmente bravo nel suo campo. Senza tirarla ancora per le lunghe, avrete sicuramente capito che la serie a cui mi riferisco è House, M.D. (che in Italia, per ragioni insondabili, è poi diventata Dr. House – Medical Division).

Se avete in mente la classica fiction italiana di genere medico, non faticherete certo a capire l'anomalia di questa serie incentrata su un medico che non prova empatia, a cui non importa dei pazienti, e che non si fa problemi a giocare sporco. Genialità a parte, molto più simile alla realtà, ed allo stesso tempo improponibile per un pubblico televisivo cresciuto a medici bellocci, idealisti, irreprensibili, e immancabilmente buoni. Così anomalo che neppure Mediaset ci crede molto, lo piazza su Italia 1 ad orari altalenanti e mescola maldestramente l'ordine delle puntate. Però gli ascolti di luglio vanno oltre ogni previsione, ad agosto si decide di fare un po' di melina ed un buon pezzo della prima stagione viene traslato a settembre, giusto in tempo per acchiappare anche il pubblico di ritorno dalle vacanze. Come sia andata a finire non c'è bisogno di ribadirlo.

Premesso che questa cosa delle introduzioni lunghe mi sta un po' sfuggendo di mano, di quella serie trasmessa in quella estate mi ritorna sempre quel tutti mentono che un po' è una costante di fondo della vita ed un po' è una formulazione più stringata del paradosso di Epimenide. La gente mente. Consapevolmente o no, con malizia o ingenuità, su informazioni delicate o su questioni banali, per autodifesa o per far male, per abbellire un racconto o per banalizzare un eccesso, per giustificarsi o per giustificare, per rabbia o per amore. Ma mente. E lo fa anche su Internet.

Uno degli aspetti che più continua a sorprendermi degli utenti della rete, è l'assoluto candore con cui sono disposti ad assumere per vera ogni cosa che transita sul display. L'improbabile rottura amorosa in cui tutte le colpe sono dell'altro, l'ambiente di lavoro oppressivo dove tutti sono raccomandati tranne il narratore, il video incredibile, la triste verità che nessuno osa dire, i drammi umani più asimmetrici. Tutto su Internet è concesso e tutto se non vero è almeno veritiero. Che non ci sia modo di confermare o anche solo contestualizzare i fatti non importa. Così come non serve sentire l'altra versione, il punto di vista del carnefice designato che evidentemente non interessa a nessuno. Un racconto diventa vero se vera è la volontà di crederci. Che poi se proprio non fosse vero ci saranno sicuramente mille altri casi simili insindacabilmente provati. E se anche così non fosse l'importante alla fine è che il narrato potrebbe accadere davvero, è quindi è giusto parlarne comunque.

La rete dunque come perfetto incubatore di verità parallele, teatro del vittimismo di pochi, dell'egocentrismo di molti, degli interessi di alcuni. Ed in mezzo la barchetta dell'internauta sballottato tra le onde ed intimamente incline ad assecondare i propri pregiudizi. Cosa mai potrà andare storto?

(Se volete, potete intendere questo post come il seguito del precedente L'era della post-verità. Oppure anche no)

#A2023 #Internet #Televisione #SocialNetwork