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20230319 Il Fediverso sa essere inclusivo?

Una riflessione al volo ispirata dai contenuti transitati sulla mia timeline nella giornata di oggi 19 marzo 2023.

Penso che fondamentalmente le istanze del fediverso siano di due soli tipi. In una prima categoria collocherei le istanze dichiaratamente polarizzate, vale a dire che fin dal primo contatto sono chiaramente rivolte ad una specifica categoria o gruppo sociale. In una seconda collocherei invece le istanze generaliste, quelle che per scelta o per condizione di fatto accolgono una utenza più variegata e di difficile incasellamento. Per come è fatto il fediverso, entrambe le tipologie hanno pieno diritto di esistere, di confrontarsi, di competere e, perché no, di ignorarsi vicendevolmente.

Non ho dati tassometrici precisi per cui è anche possibile che sia solo una mia impressione, ma il numero di istanze polarizzate sembra essere di gran lunga maggiore di quelle generaliste. Ed i motivi sono anche facilmente comprensibili. Da un lato chi amministra una istanza non ha certo voglia di dannarsi con utenti che hanno un senso delle cose e del lecito troppo distante dal proprio. E d'altro canto in un contesto che vede ancora i social network proprietari largamente dominanti, rivolgersi ad una nicchia ben definita ed omogenea è uno dei pochi modi per attrarre utenti. E', se vogliamo, il vecchio principio della coda lunga o anche della contrapposizione, del noi e gli altri. Un approccio non particolarmente nuovo dunque, ma che funziona quel tanto che basta.

Il limite delle istanze polarizzate è legato a doppio filo con le relative dimensioni. Finché gli utenti sono pochi è relativamente semplice mantenere l'ambiente omogeneo e coeso. Oltre una certa soglia però questo lavoro diventa logorante. All'interno della community nasceranno gruppi con posizioni più radicali ed altri più tolleranti. Emergeranno utenti che pur condividendo il tema di fondo ne rifiutano alcuni aspetti. Arriveranno utenti inconsapevoli le cui posizioni sono rigettate dalla maggioranza. In altre parole andremo verso quella polifonia che è croce e delizia dei grandi social network e che rende incredibilmente complicata la relativa attività di moderazione.

Problemi che nascono a prescindere da quale sia il collante che tiene insieme l'istanza e che spesso si tenta di risolvere blindando l'ambiente ad un rigido regolamento. Ne ho letto molti in questi mesi, gran parte dei quali sostanzialmente inapplicabili per l'arbitrarietà delle regole che esprimono. Un po' come certe leggi che restano volutamente nel vago per poter essere poi applicate in modo lasco o intransigente a seconda della circostanza.

Prendo ad esempio un tema spero non troppo sensibile. In molte istanze diffondere fakenews è una violazione del regolamento. Formulato in questi termini immagino non si possa che essere d'accordo. I nodi vengono al pettine nel momento in cui occorre stabilire cosa sia una fakenews, cosa non lo sia e cosa rientri nel libero pensiero di ogni utente. A parte casi palesi di notizie inventate, dimostrare che una idea sia vera o falsa è estremamente complesso e richiede una mole di lavoro ampiamente incompatibile con la quotidianità della vita. Vero e falso non hanno cioè una demarcazione netta ma convivono in una ampia area di sovrapposizione e vengono interpretati nell'una o nell'altra direzione anche in funzione dell'esperienza diretta e delle idee individuali.

Ecco allora che una regola apparentemente di buon senso si trasforma in una sorta di Rasoio di Occam personalizzato. Un contesto in cui il regolamento agisce in funzione delle idee del moderatore chiamato ad applicarlo. Moltiplicate questo scenario per le molteplici regole di cui ogni istanza polarizzata si è dotata ed è facile capire come lo sbocco inevitabile di questo percorso sia una echo-chamber che tende ad epurare ogni pensiero poco ortodosso. Peraltro con somma gioia degli iscritti più radicali che facilmente confondono la salubrità di un ambiente sociale con l'assenza di idee difformi alla propria scala valoriale.

Ecco, tutto questo oggi mi è apparso in forma plastica su gran parte delle istanze italiane del fediverso. La scure della moderazione si è felicemente abbattuta su utenti dalle idee discutibili (anche molto) ma pur sempre lecite; suscitando scrosci di applausi ed approvazione. Ed allo stesso tempo ha completamente ignorato i toni sarcastici ed offensivi di chi non ha di meglio da fare nella vita che avvelenare il dibattito del giorno. È accaduto cioè che comportamenti egualmente sgradevoli se non molesti siano stati moderati quando in contrasto con l'ideologia dell'istanza che li ospitava e siano stati invece anche avallati se conformi allo spirito di gruppo. È accaduto che si è intervenuti quando la parte offesa era la propria e ci si è girati dall'altra parte quando era un'altra.

Ora, in tutto ciò non ci sarebbe nulla di rilevante alla luce di quella struttura decentralizzata di cui parlavo all'inizio. Se non che questo approccio non arriva da quelle due o tre istanze italiane marcatamente ideologiche che bene o male tutti conosciamo. Il teatro della vicenda è quello di istanze ben più grandi, che si dicono generaliste ed aperte, che proclamano inclusività e tolleranza, che si pongono come alternativa etica a quei cattivoni dei social network commerciali. Ma che allo stesso tempo, consapevolmente o meno, ne stanno ripercorrendo i passi.

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