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20230104 Mojeek, ricerche vecchio stile

Con l'ascesa a monopolista di Google il settore dei motori di ricerca si è molto ristretto. Potreste non averlo notato, ma la stragrande maggioranza dei servizi alternativi attinge i propri risultati da due soli serbatoi: uno è proprio quello della società di Mountain View e l'altro è Bing di Microsoft. I vari motori di ricerca alternativi ovviamente non ci tengono a farlo sapere in maniera troppo esplicita, ma di fatto funzionano da interfacce opzionali per gli stessi database. Non che sia poco intendiamoci, ma restiamo in un ambito molto ristretto in cui due sole fonti stabiliscono l'ordinamento di gran parte del Web, con un rapporto di forze che peraltro rende una delle due largamente dominante.

Per chi come me se lo ricorda per tutti gli anni Duemila e forse anche per buona metà degli anni Duemiladieci, il Google Search attuale è quasi una tortura. Finché si tratta di trovare l'indirizzo di un sito tutto fila relativamente bene. Non appena però si passa ad una ricerca per tema o per argomento iniziano i disastri. L'algoritmo che avvantaggia il recentismo finisce per premiare le pagine quasi esclusivamente sulla base della data di pubblicazione. Siti web tirati sul dal nulla e popolati meccanicamente da rudimentali AI spiccano facilmente nelle posizioni alte della search. Il motore di ricerca sembra incapace di distinguere un testo scritto in italiano da uno tradotto automaticamente dall'inglese, ed anzi tende a premiare quest'ultimo perché magari più confacente alle attese degli algoritmi di indicizzazione. Similmente Google Search sembra premiare i siti costruiti su una metrica predefinita per lunghezza, distribuzione delle parole chiave e codici di controllo (si pensi alla tecnologia AMP ).

Il risultato è devastante. Trovare qualcosa di originale e scritto da mente umana sta diventando sempre più complesso in un mare di risultati pensati esclusivamente per scalare la SERP e convertire in moneta il maggior numero possibile di click e visualizzazioni. Al netto di alcune differenti impostazioni tecniche, anche Bing soffre di problemi simili ma costituisce se non altro un canale alternativo per arrivare a pagine e siti che Google scarta inesorabilmente.

Dunque cosa rimane? Beh, l'affermazione iniziale in cui riducevo a due i database utilizzati da tutti i motori di ricerca è una semplificazione funzionale al discorso ma non del tutto esatta. Esiste uno sparuto gruppo di search engine che dispongono ancora di crawler indipendenti e di propri database che permettono di dare uno sguardo a porzioni di Web che Google e Bing sembrano disdegnare.

Magari in un altro momento farò una lista, ma oggi vorrei limitarmi a segnalarvi Mojeek, un motore di ricerca britannico che dispone di un proprio database ed indicizza più di sei miliardi di pagine. Tra i suoi punti di forza c'è anche una rassicurante politica di tutela della privacy, anche se a mio avviso il suo pregio più indiscusso è l'indipendenza dei risultati. Se siete abituati a fare ricerche con Google e con Bing, Mojeek vi apre un orizzonte completamente nuovo. I suoi risultati non sembrano premiare più di tanto il recentismo con il piacevole effetto di riportare a galla pagine e siti altrimenti caduti nel dimenticatoio. Ed è proprio in questi angoli di Web che spesso si nascondono contenuti di altissimo interesse e di qualità mediamente molto superiore agli standard che vanno per la maggiore nelle SERP di Google.

Con Mojeek sembra insomma di tornare ad un concetto più neutro di motore di ricerca il cui obiettivo è quello di proporre i migliori contenuti della Rete e non quelli più facilmente monetizzabili. Certo è fuor di dubbio che anche Mojeek finisce per lasciare scoperti molti settori della rete, ma raggiunge comunque il suo scopo. La sfida culturale infatti è soprattutto quella di superare il monopolio/duopolio della ricerca online e tornare ad un uso differenziato dei vari strumenti disponibili a seconda dell'obiettivo da raggiungere. Aver ceduto ad un solo soggetto (due al massimo) il potere di determinare cosa è importante e cosa non lo sia è infatti una delle maggiori involuzioni del Web degli ultimi due o tre lustri. Si tratta dunque di ripescare quello sguardo multiplo di qualche tempo fa che ti portava a cercare su Google, a chiedere un secondo parere ad Altavista, e dare un'occhiata anche ad Hotbot e AllTheWeb per finire magari pure nella directory di Yahoo. L'esatto contrario del “Mi sento fortunato” insomma.

Chiudo con una piccola curiosità. Mojeek non supporta formalmente un filtro per la lingua italiana anche se ovviamente è in grado di ricercare parole ed espressioni in Italiano. Tuttavia se si aggiunge in coda ad una URL di ricerca il parametro &reg=it è possibile restringere i risultati della ricerca alle sole pagine in Italiano (non è infallibile, ma funziona abbastanza bene).

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