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Licenze opensource, GPL in crisi? Google e l'antitrust USA; 300 milioni di download per OpenOffice [39.02]

Oggi parliamo di preconcetti informatici... Uno dei tanti luoghi comuni del piccolo mondo del software libero è che la licenza per antonomasia di questo universo sia la GNU GPL nelle sue varie incarnazioni. Diversi dati però suggeriscono uno scenario differente ed in particolare sembrano mostrare la scarsa capacità di attrazione della più recente GPL v3, fortemente voluta da RMS ma mai adottata da Linus Torvalds per il Kernel di Linux. Idiosincrasie tra realtà e percezione che si ritrovano anche nel diverso trattamento che il mondo dell'informatica esprime a seconda che l'oggetto della discussione sia Microsoft o Google.

La GPL v3 perde quota

Attraverso il sito di Cyril Beaussier [1] ho scoperto un interessante studio WhiteSource Software [2] sulla diffusione delle diverse licenze opensource e sulle relative tendenze negli ultimi anni. Le licenze di tipo copyleft (sul modello della GPL) registrerebbe un costante calo di popolarità tanto da essere passate da una quota maggioritaria del 59% nel 2012 ad un più modesto 33% del 2019. La GPL v3 è usata nel 13% dei codici del campione oggetto dello studio ed ha perso 6 punti percentuali tra il 2016 ed il 2019. La GPL v2 usata dal Kernel di Linux ha una diffusione di poco inferiore (10%) ma è anch'essa in calo anche se più lento.

Come forse ricorderete la GPL v3 fu introdotta nel 2007 e fortemente voluta da RMS. Lo scopo dichiarato era quello di contrastare la "Tivoizzazione" (l'uso di software copyleft in hardware bloccato che ne impedisca la modifica) ed il DRM e a introdurre misure di protezione dai brevetti software. Questi obiettivi sono stati perseguiti irrigidendo le condizioni della licenza stessa e rendendola probabilmente meno interessante per la aziende e per gli sviluppatori interessati principalmente alla diffusione del proprio lavoro. Non a caso il pragmatico Torvalds ha resistito alle molteplici pressioni che gli chiedevano di portare sotto licenza GPL v3 il Kernel di Linux preferendo mantenere il progetto sotto licenza GPL v2.

Ma se dunque il modello copyleft sta pagando dazio alla propria visione rigida del software, chi invece sta guadagnando rilevanza? lo studio evidenzia come la licenza opensource più diffusa sia la MIT con il 27% seguita dalla licenza Apache 2.0 con il 23%. Quest'ultima licenza sta in particolare registrando un trend al rialzo.

MIT e Apache sono licenze così dette "permissive" che non puntano alla viralità quanto ad offrire a sviluppatori ed utenti finali una più ampia libertà di utilizzo anche in contesti misti o commerciali. Così costruite sono ovviamente più amichevoli con le aziende consentendo loro di contribuire allo sviluppo senza imbarcare condizioni di licenza che precludano utilizzi più ristretti. Se volete è il modello che Sun utilizzava con OpenOffice.org a cui forniva gran parte del codice riservandosi però anche di derivarne un prodotto commerciale (StarOffice).

Se vogliamo è la solita dicotomia trasposta in "legalese" tra chi fa del software una filosofia e chi lo usa come uno strumento, tra chi pensa che il proprio modello sia l'unico a dover esistere e chi non si fa problemi ad accettare forme differenti, tra chi si pone a guardia delle mitologiche origini e chi concretamente si rapporta con l'oggi. E voi dove vi collocate?

Se si perdona a Google ciò che si rinfacciava a Microsoft

E visto che siamo in tema di visioni polarizzate del mondo, parliamo un po' anche delle recenti vicende di Google. Brevemente:

Non entro nelle questioni giuridiche, ma è oggettivo osservare come nella pubblicità online ed ancor più nei sistemi operativi mobile e servizi di ricerca sul web Google si trovi oggi in posizioni di forte vantaggio se non addirittura di monopolio di fatto. Condizioni non troppo diverse da quelle che Microsoft deteneva (ed in gran parte detiene ancora) nei settori dei sistemi operativi desktop e del software di produttività personale. A fronte di questa simmetria ciò che davvero mi sorprende è la differenza dei toni con cui se ne parla. Ricordo articoli al vetriolo sul male rappresentato dai monopoli Microsoft mentre oggi leggo critiche all'acqua di rose rivolte verso Google. E fatico davvero a capire le ragioni di questa disparità. Anzi arrivo a dire di più, questi atteggiamenti mi hanno fatto ricredere su molte persone di cui leggevo con entusiasmo gli articoli attribuendogli una imparzialità ed un coraggio oggi molto più sbiaditi. Nessuna dietrologia ne tesi di complotto sia chiaro, solo la constatazione che sfuggire alla polarizzazione del mondo informatico è difficile per tutti, anche per i più bravi.

A modem spento: 300 milioni di download per OpenOffice

OpenOffice è stato complessivamente scaricato più di 300 milioni di volte a partire dal 2011, ovvero da quando il suo codice è gestito da Apache Software Foundation. Il dato è una sottostima del totale dei download in quanto riferito al solo mirror ufficiale su SorceForge e non tiene quindi conto dei download da altre fonti ne della distribuzione su supporti fisici ne ancora dello scambio diretto tra gli utenti.

In Italia i download di OpenOffice sono stati oltre 25 milioni mentre mi ha sorpreso vedere quasi 40 milioni di download dalla Francia, paese che ha all'incirca la nostra stessa popolazione. In vetta gli Stati Uniti con oltre 51 milioni di download. Questa la top ten completa:

E questa invece è la classifica per piattaforma:

Fonte: The Apache Software Foundation

Nel Numero 00 avevo parlato delle celebrazioni per i 20 anni di OpenOffice e di come sia in corso lo sviluppo della versione 4.1.8.

A risentirci presto.