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20200702 Il market share di Ubuntu, Firefox 78 ESR, software proprietario a scadenza [Condensati di Rete - 19 - 02.07.2020]

Misurare il successo di #Ubuntu

Per lavoro ho lungamente seguito i dati di mercato dei sistemi operativi con particolare attenzione a quelli diffusi da netmarketshare.com. Sono quindi ampiamente abituato a trovare Windows attorno al 90% di quota di mercato ed i concorrenti a spartirsi le briciole. In questi anni la quota assegnata a Linux ha spesso oscillato ma non si è mai spinta molto oltre la soglia del 3%. Mentre però fino a poco tempo fa il dato di Linux era un aggregato tra tutte le distribuzioni, nei report più recenti il dato di Ubuntu può essere scorporato e trattato a parte. E le sorprese non sono mancate.

Nello scorso mese di giugno 2020 ad esempio la quota complessiva assegnata a #Linux era del 3,61%, ma di questa ben il 2,57% era attribuita al solo Ubuntu. Sono numeri da prendere con cautela, ma suggeriscono che il sistema operativo voluto da Mark Shuttleworth rappresenti oggi più dei due terzi di tutte le distribuzioni Linux che accedono ad internet. Già questo dato è di per se molto rilevante perché mostra numericamente l'importanza di creare distribuzioni incentrate sui bisogni degli utenti piuttosto che avviluppate in contorte questioni ideologiche.

Ma c'è di più. Secondo gli stessi dati la quota di mercato di Ubuntu è paragonabile a quella di Windows 8.1 (2,95%) e pari a più della metà di quella di Mac OS X 10.15 Catalina (4,50%) a cui sono già migrati gran parte degli utenti Mac. Ubuntu ha inoltre una diffusione pari a circa un decimo di quella dell'ancora diffusissimo Windows 7 (23,35%). Si tratta di numeri molto importanti che rendono Ubuntu una piattaforma più interessante per gli sviluppatori in grado di offrire una platea di utenti dello stesso ordine di grandezza di alcuni sistemi operativi concorrenti.

Canonical non è mai stata ben vista nel mondo dei puristi di Linux finendo spesso per risultare divisiva come accaduto recentemente anche con snapd. Ma i puristi fedeli ad una ideologia sono una cosa e gli utenti un'altra. Ed in casa Ubuntu non si è mai fatto mistero di voler creare sistemi operativi rivolti alle persone più che ai militanti. Un approccio che ha avuto illustri precedenti come con Mandrake, ma che forse con Ubuntu ha oggi maggiori possibilità di successo.

Firefox 78 e la nuova ESR

Come forse ho raccontato in qualche numero precedente, Mozilla ha ulteriormente accorciato il ciclo dei rilasci di #Firefox che ora prevede una nuova versione stabile ogni 4 settimane circa. All'interno di questo nuovo piano lo scorso 30 giugno è stato rilasciato Firefox 78. A distanza di poche ore Mozilla ha poi dovuto correggere un piccolo bug inatteso rilasciando la versione 78.0.1.

Firefox 78 introduce una serie di novità interessanti in tema di accessibilità e compatibilità con i lettori di schermo come JAWS. Oltre che sul canale stabile, Firefox 78 è stato rilasciato anche in versione ESR. In passato per diversi anni ho utilizzato proprio Firefox ESR la cui struttura rimane stabile per circa un anno durante il quale vengono proposti solo gli aggiornamenti di sicurezza. Successivamente spinto dalla curiosità di provare alcune nuove funzionalità ero migrato al canale stabile (release). Con Firefox 78 ho improvvisamente deciso di tornare sul ramo ESR anche perché in tutta onestà un cambio di versione ogni 4 settimane rischia di essere snervante... In futuro vi saprò dire di più.

Il software proprietario ha una data di scadenza?

Arcibaldo (nome di fantasia) è un fede utente di Word 2002 che ha felicemente utilizzato sul suo computer. Quando ad anni di di distanza acquista un nuovo PC pensa bene di disinstallare Word dal vecchio computer e portarlo sul nuovo. L'operazione minuziosamente aderente al contratto di licenza va a buon fine e l'utente continua ad usare con soddisfazione il prodotto. Un triste giorno, a seguito di un aggiornamento non andato a buon fine, Word 2002 smette di funzionare. Arcibaldo fa quello che avremmo fatto molti di noi: disinstalla il programma e prova ad installarlo da zero. Ma a questo punto però la procedura di validazione della licenza per qualche ragione non va in porto ed il programma è inutilizzabile.

Storia familiare? Beh non l'ho inventata ma mi è capitata sotto gli occhi di recente sul sito della community Microsoft. La storia non è recente (2011) ed è probabile che Arcibaldo abbia poi risolto la questione con una semplice telefonata all'assistenza Microsoft. C'è però comunque da riflettere.

Un software può diventare inservibile per molte ragioni, prima fra tutte l'incompatibilità con i nuovi sistemi operativi o l'hardware aggiornato. Ma un software con procedure di attivazione remota pone ulteriori problemi e diventa impossibile da reinstallare se il produttore chiude bottega o più semplicemente spegne il server che si occupa della validazione. è un potere molto esteso di cui è bene tenere a mente gli effetti. Specie ora che questa formula è stata spinta decisamente in avanti e si è passati dalle licenze (almeno teoricamente) perpetue agli abbonamenti annuali. E non vale solo per il software installato ma anche e forse soprattutto per le migliaia di servizi cloud che diventano magicamente inaccessibili appena si smette di inserire nuovi gettoni.

Ecco, quando c'è da spiegare in cosa è diverso il software opensource più che di filosofia delle libertà o di banali questioni di prezzo, è su temi come questo che dovremmo far riflettere gli utenti.

Per questo caldo 2 luglio è tutto, alla prossima.